Su una facciata della casa, costruita negli anni ‘80 del 1800 dai fratelli Rocco e Ferdinando Pedrini, si nota la presenza di un corpo verticale che sporge sulla strada comunale: si tratta di due antichi forni a legna destinati alla cottura del pane posti l’uno sopra l’altro.
I due forni, millesimati 1889, sono stati costruiti in pietra con volta a cupola secondo la struttura tradizionale. L’apertura del forno dà sulla cucina, luogo in cui avvenivano anche la lavorazione e la lievitazione dell’impasto; in ogni casa era presente tutto ciò il necessario per la preparazione e la cottura del pane: la madia per l’impasto, la secchia per il lievito, le assi ricoperte di fasce di lino dove venivano deposte le ciambelle a lievitare, gli attrezzi da usare per pulire il forno le pale per infornare e sfornare, la rastrelliera dove sistemare i bastoni con infilate le ciambelle da far seccare. Fino ai primi decenni del XIX secolo la coltivazione della segale era praticata da tutte le famiglie e il pane nero di segale, cibo di tutti i giorni, era fondamentale per la sopravvivenza delle numerose famiglie.
Il pane, che si cuoceva una sola volta all’anno, veniva conservato con cura, consumato con parsimonia, senza sprechi, economizzando per farlo durare fino alla successiva panificazione. In passato fare il pane era un evento che vedeva coinvolta l’intera famiglia ed anche il vicinato, anche perché accadeva solo poche volte l’anno; terminata la cottura del pane il calore del forno veniva sfruttato da tutto la vicinanza per cuocere semplici ciambelle o piccoli biscotti a forma di treccia, di bambole o di animali da regalare ai bambini. A Cepina si conserva altre case con forni antichi: in via Fumarogo se ne trovano due sullo stesso edificio, uno lato nord e uno lato sud.