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Una delle più interessanti realtà storiche di Piatta è costituita dagli sciòber, i calzolai; Piatta, infatti, viene spesso indicato come “il paese dei sciòber” poiché moltissimi dei suoi abitanti erano ciabattini che – al termine dei lavori estivi di fienagione, raccolta delle patate e concimazione della campagna – partivano per recarsi fuori dal paese per esercitare la loro attività. Le destinazioni erano diverse: molti si recavano in pianura, nelle province del Bresciano, del Bergamasco o del Varesotto, altri emigravano in Svizzera (Canton Ticino e Grigioni) e vivevano per 7/8 mesi fuori casa, da soli o accompagnati da qualche membro della famiglia, spesso da un figliolo a cui insegnare il mestiere. Questa forma di emigrazione temporanea era essenziale per la sopravvivenza di tanti nuclei familiari poverissimi, a cui i ciabattini mandavano le proprie rimesse in denaro; ciò rese indispensabile mantenere il riserbo sui “segreti del mestiere” perché in tal modo la professione continuò ad essere ricercata. è da questa esigenza che nacque il cosiddetto “plat di sciòber” (il glottologo don Remo Bracchi ipotizza una derivazione da placĭtum con significato traslato di saccente), uno specifico gergo parlato solo dai ciabattini e incomprensibile al resto delle persone, con una mescolanza di termini presi anche dal tedesco e dal romancio. Molte voci di questo dialetto erano riferibili proprio all’attività lavorativa esercitata, ma non mancavano parole di uso comune legate alla vita quotidiana. La vita dei ciabattini, come quella di altri emigranti delle vallate alpine, era dura e sempre in movimento: i viaggi avvenivano generalmente a piedi o – se fortunati – con un carro e proseguiva in direzione sud o verso i Grigioni e il Ticino. In tempi più recenti, si servivano della corriera fino a Tirano, da dove proseguivano in treno per la Valtellina ed oltre. Il capofamiglia e i figli più grandicelli, che potevano avere tra gli 11 e i 15 anni, si mettevano in cammino portando sulle spalle la minèla: questo termine indicava il banchetto in legno che lo sciòber portava con sé ovunque, con la duplice funzione di sedia e di zaino. Era costituito da un coperchio ribaltabile, che serviva anche ad allargare la superficie di lavoro e sotto il quale, in un cassetto, erano raccolti i diversi attrezzi necessari al ciabattino. Più in basso, si apriva poi un piccolo armadio contenente le forme in legno – a quel tempo uguali per entrambi i piedi e a punta aguzza – che servivano per realizzare le scarpe.