La storia della Valdisotto è legata alle antichissime vicende del Contado di Bormio di cui Serrvalle, località rimasta tragicamente sepolta dalla frana del Monte Coppetto del 1987, era la “Porta di accesso” obbligatoria e fortificata.
Simbolo di Cepina, di cui troviamo traccia anche nello studio araldico dello stemma comunale, fu proprio la “Torècia”, cioè una parte di antica torre e muraglia in pietra che cingeva l’ampio contado bormiese, la cosiddetta “Magnifica Terra”, nei secoli di autonomia giuridica, amministrativa e politica dal medioevo al rinascimento italiano.
Dalle scoperte archeologiche avvenute nel corso del ‘900, oltre che dalle antiche tradizioni e riti appartenenti alla cultura popolare e a culti pagani rimasti in uso per secoli, si evince che la storia della nostra valle affonda le proprie radici in epoche molto lontane… nella preistorica età neolitica, ca. 10.000 anni fa, epoca geologica legata al disgelo delle nevi perenni che coprivano il territorio delle Alpi fino alla Pianura Padana.
Dal neolitico all’età del ferro fino agli albori del medioevo, risalgono i primi segni della vita dell’uomo in alta quota: i famosi petroglifi di Grosio (Parco delle incisioni rupestri della Rupe Magna), primo insediamento preistorico umano a pochi chilometri dal nostro Comune, il misterioso accampamento di nomadi cacciatori diretti verso la vicina Valle Camonica nei pressi del Passo Gavia e le curiose “pietre coppellate” disseminate sulle nostre montagne, tutt’ora oggetto di approfonditi studi e analisi interpretative.
Grande fascino suscitano i piccoli “tesori nascosti” come la spada di Fumarogo (ritrovata a Santa Lucia durante lo scavo di una abitazione nei pressi del fiume Adda) risalente alla prima Età del Ferro, le monete, i monili e i resti di oggetti di culto ritrovati a più riprese durante scavi archeologici nei pressi di San Bartolomeo e San Martino.
Il fascino dell’antichità trasuda, quindi, ancora oggi, cercando di mantenere in vita il segno di un passato che deve essere conservato e valorizzato come un tesoro di inesauribile attrazione.
Edifici religiosi, case rurali, oggetti e strumenti di arti e mestieri antichi, perfino i piccoli gesti di vita quotidiana degli “anziani” del paese e le loro insostituibili “memorie storiche” devono essere considerati il patrimonio da custodire con sapienti e duraturi interventi mirati.
Uomo e natura, uniti in un connubio inscindibile, sono i perni della nostra storia, i temi su cui creare, costruire e ricostruire percorsi e azioni per evitare che la superficialità e il veloce susseguirsi degli interessi della vita contemporanea cancellino in breve le radici sane e concrete di un luogo.