
La cannoniera di Piatta è menzionata sia nei diari privati sia nei diari militari del Regio Esercito della Grande Guerra; in particolare, estrapolando da uno scritto datato 22 marzo 1916, si legge “In seguito ad ordine del Comando della Divisione vengono sistemati in postazioni antiaeree 2 pezzi da campagna, K. 906, rispettivamente a Piatta e Le Motte”. Nel caso di Piatta, la collocazione più idonea era stata individuata in un dosso all’inizio del paese, sopra il cimitero, dove ancora oggi si può intuire l’ubicazione dei pezzi. Non è confermata l’ipotesi di un sistema difensivo collegato con il Forte alle Motte di Oga, dove esisteva un’altra postazione in funzione antiaerea. I pezzi di artiglieria K 906 erano cannoni di produzione Krupp utilizzati dal Regio Esercito nella Prima e Seconda guerra mondiale, muniti di cannone da 75 mm a tiro rapido, con con l’affusto a deformazione (ovvero in grado di tornare subito nella stessa posizione di puntamento anche dopo il rinculo), omologati come “cannone da 75/27”, a indicare il tipo di congegno di mira (cannocchiale panoramico 75/27 o alzo 75/27). Le strutture di base, sulle quali potevano essere collocati i pezzi d’artiglieria erano di varie forme, tutte comunque atte a consentire al pezzo di girare facilmente su sé stesso compiendo una rotazione di 360°. Solo in tale modo si poteva avere una capacità di tiro rapida e valida per interdire il volo degli aviatori avversari che superavano la linea di confine per opere di ricognizione e di rilevamento delle nostre dislocazioni difensive. Il traino dei cannoni avveniva tramite cavalli, agganciando il pezzo intero ad un avantreno, oppure si poteva smontare il pezzo e trasportarlo in due carichi, uno comprendente bocca da fuoco e scudo (760 kg) e l’altro comprendente affusto e culla (500 kg). I manufatti su cui venivano collocati erano costruiti in pietra e cemento e, sempre in cemento, venivano perfettamente intonacati e lisciati. Al centro della struttura vi era inserito un paletto di ferro, sporgente circa 30 cm, sul quale faceva perno uno spesso tavolone di legno che a sua volta sosteneva il pezzo d’artiglieria, saldamente ancorato ad esso, e poggiante a terra con la coda.