Affresco dell’Apparizione della Madonna di Caravaggio | Oga

Affresco dell’Apparizione della Madonna di Caravaggio | Oga

L’affresco ricorda il miracolo dell’Apparizione della Madonna alla contadina Giannetta de’ Vacchi avvenuta il 26 maggio 1432 nei pressi di Caravaggio, dove poi nel 1451 sorse il Santuario meta di pellegrinaggi e di devozione popolare.

Era l’epoca in cui la Lombardia era funestata dalle guerre tra il Ducato di Milano e la Serenissima Repubblica di Venezia per il predominio nel Nord, nelle quali anche la Valtellina ebbe non poca parte per l’importanza dei suoi valichi di passaggio.

La vicenda dell’Apparizione affascinò da subito la pietà cristiana tanto che si propagò in tutta Italia e produsse un vero e proprio culto che, oltre al pellegrinaggio, spinse i devoti all’erezione di templi dedicati alla Madonna di Caravaggio.

L’iconografia è quella classica della Madonna benedicente vestita con abito rosso ed un grande mantello azzurro, e con il velo bianco. Sul capo una corona dorata e intorno al viso un cerchio di luce. La giovane contadina, in atteggiamento di preghiera, la guarda rapita con accanto una fascina di grano e un falcetto; tra le due, una piccola pozza d’acqua che ricorda il prodigioso sgorgare della fonte miracolosa dove la Madonna pose il piede lasciando il segno.

Da questa polla scaturisce la vita, simboleggiata dall’immagine del ramo secco che rifiorisce (purtroppo fortemente rovinata) e di cui si intravede lo stelo, sul cui vertice stava sicuramente un fiore bianco.

Sullo sfondo, oltre al Santuario, si staglia un mulino simbolo del lavoro contadino. Il Santuario riprodotto nell’affresco sembrerebbe raffigurare il nuovo tempio promosso dall’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo a partire dal 1575; non vi compare la cupola (che fu costruita tra il 1691 e il 1695) e sono invece presenti elementi che furono poi abbattuti o modificati (il timpano sormontato da tre torrette, i due campanili).

L’ipotesi di una datazione seicentesca, epoca in cui proprio il culto di S. Carlo Borromeo si diffuse ovunque, non è certa né dimostrabile: infatti, era pratica abbastanza comune per molti pittori dell’Ottocento e del Novecento quella di prendere a modello dei prototipi sacri riprodotti su stampe antiche.