Al Bait di Sc’clìp – Casa Pedranzini | Cepina

Al Bait di Sc’clìp – Casa Pedranzini | Cepina

Tra le ricchezze da custodire e tramandare un posto di diritto spetterebbe alle vecchie case rurali ormai in via d’estinzione assieme alla storia che rappresentano. Casa Pedranzini, è una delle ultime case rimaste che non presenta alcun segno di rimaneggiamento successivo alla costruzione, sulla facciata principale, fronte strada, si notano i segni di un antico affresco con immagini sacre ormai scrostate. Sulla facciata rivolta a sud caratterizzano la costruzione i ballatoi in legno (li lobia), oggi fatiscenti e pericolanti, dove in un angolo trovano collocazione i resti di quelli che, definiti con un eufemismo, erano i servizi igienici (i comut). L’edificio, abitato già nei primi decenni del 1800 dalle famiglie dei numerosi figli di Cristoforo Pedranzini soprannominato Sc’clìp (lo schizzo di latte che esce da una passata e, in senso figurato, bambino minuto e vivace), fu costruito utilizzando pietre locali, conci e malta di calce con sabbia di fiume. La muratura è a raso pietra con un leggero strato di intonaco, il legno è utilizzato per i solai interni, per la travatura del tetto la cui iniziale copertura era in scandole in legno, successivamente sostituita da piastre in zinco. Dal punto di vista della distribuzione interna degli spazi nel seminterrato si trovano la corte, un ambiente dove i residenti svolgevano attività agricole in ogni tempo dell’anno, le stalle, ancora in parte utilizzate; le cantine con le volte a botte. Una parte del piano terreno è tutt’oggi adibita a fienile, mentre la restante parte della casa, ora inabitabile, costituiva l’abitazione civile. La casa era suddivisa in varie unità abitative, ognuna delle quali era costituita da una cucina con il focolare e da una tipica camera, la stua, rivestita in legno di pino con stufa in muratura (“la pigna”).